Non è possibile dire altrimenti, nella vita si è davvero attaccati da forze avverse. Alcune già le riceviamo, gratuite, per così dire, con la nostra nascita. Gli insoluti familiari che ricadono sulla progenie più in risonanza. Oppure il karma, ovvero quello che abbiamo generato con azioni, pensieri, parole non appropriate, non armoniche, che ci tornano indietro nella stessa maniera: si paga sempre con la stessa moneta! O ancora, quello che ci arriva quando, incarnandoci, entriamo in un corpo, che è come una tuta di lavoro, da indossare quando si viene sulla Terra a lavorare. Questa tuta però, a quanto pare, non è solo nostra. E’ un involucro con delle caratteristiche fisiche che anche altre anime, prima di noi (come pure dopo di noi), possono utilizzare, se per il lavoro evolutivo che si prepongono, quello specifico modello va bene. Ha le caratteristiche necessarie, con le sfide giuste, per evolversi. Così che, quando la indossiamo, possono riversarsi su di noi anche i traumi, non elaborati, di altre anima...
Poi c’è il quotidiano della vita materiale, con le sue pressioni, attacchi, tranelli.
La materia è inerte, ha una sua pesantezza che vuole mantenere – e questo è fisica. Dunque, quando arriviamo qui, la grossa fatica è quella innanzitutto di non lasciarci avviluppare dall’inerzia.
Da giovane, quando cercavo di applicare gli insegnamenti dello yoga integrale di Aurobindo, ero sconcertata. Quante volte ho dovuto abbandonarlo perché erano troppe le attenzioni da sviluppare. Che sconforto!
Poi mi sono decisa “semplicemente” a leggerlo, e a farlo mio con la lettura, sapendo che i buoni semi avrebbero germinato.
E quindi l’ho dimenticato.
Ma i semi sono vivi…
E gli insegnamenti di questa psicologia spirituale sono davvero pressoché gli stessi in ogni sentiero esoterico. La Teosofia, o anche addirittura la Magia, quella però sacra, non certamente quella roba impregnata di vaneggiamenti emozionali cupi e sporchi di tanti “maghi” e “streghe”.
Si parte sempre dal conoscersi, così da riconoscere i movimenti interiori. E poi oggettivarli.
Ah ecco, reagisco in modo così veemente perché questo va a sfiorare un mio dolore e, come una ferita non ancora cicatrizzata, reagisco in tal maniera anche al più piccolo sfioramento.
Era questa l’ovvia conclusione a cui ero giunta. Avevo una ferita fresca e qualcuno mi aveva sfiorato e fatto un gran male! E’ stato lì che ho realizzato il perché di molte mie reazioni spropositate. Qualcosa di piccolo mi sfiorava appena e mi faceva pazzescamente male. Mi rendevo conto che davvero era un nonnulla, eppure io ero dolorante. Perché? L’osservazione distaccata di se stessi permette di analizzare in modo pulito la questione, per arrivare, infine, ad accorgersi che quel nonnulla vibra su note simili, precedentemente vissute, che però erano state devastanti.
Ecco perché ora, quel nonnulla, a ottave molto meno profonde, mi rovinava dentro!
Riconoscendo la questione possiamo smettere di reagire malamente a dei nonnulla, distinguiamo la nota e, ora, quello stesso nonnulla può esserci d’aiuto nel constatare che la ferita iniziale non è ancora stata elaborata.
Allora quel nonnulla diventa la nostra cartina tornasole!
E’ così che si procede: nonnulla dopo nonnulla.
Fino a quando arriviamo alla vera fonte. Quella che sta a monte. E di sorgenti di dolore ce ne possono essere davvero tante.
Come ho già detto, quelle che ci vengono date in dote alla nostra nascita, e poi le altre che raccogliamo strada facendo.
E’ importante arrivare alla fonte dei dolori perché è lì che dobbiamo intervenire a sciogliere. Alcuni dolori sono quelli dell’immaturità emotiva. Dolori di quando eravamo piccoli e indifesi, che ci sono caduti addosso. Ora, la nostra maturità emotiva dovrebbe intervenire a dipanare. Abbiamo perso la mamma, o il papà ci ha tradito voltandoci le spalle? Abbiamo avuto genitori ingiusti e cattivi? Ebbene sì, è accaduto, ci ha devastato, perché ancora giovani e vulnerabili, ma ora non siamo più bambini dipendenti. Non siamo più fragili. Anzi, spesso, proprio quei dolori da sopportare ci hanno reso incredibilmente forti! Ma torniamo invece deboli, se rimaniamo dentro a quei momenti passati. Ora si deve lasciarli andare.
Noi, adesso, non siamo più quelli!
Ecco, questa disidentificazione è importante.
Trovare ora l’insegnamento di Aurbindo che invita a non identificarsi con le interferenze è stato per me molto importante.
E’ ben nota l’affermazione che si ripete nei diversi percorsi spirituali ed esoterici: io non sono il corpo, io non sono la mente/emozioni, io sono spirito.
E ci sta.
Ma quello che ora sto capendo in pieno è il lavoro di distacco interiore da ciò che riconosciamo muoversi in noi.
Sì perché la consapevolezza nell’identificare tali movimenti porta automaticamente a identificarsi con quelli: ce li abbiamo dentro, è roba nostra! Identificandoci ci sentiamo sempre più brutti, cattivi, incapaci… E questo è il terreno ideale per attirare le interferenze sottili che si muovono nell’invisibile tutto attorno a noi.
Sono energie che cercano un nido accogliente in cui vivere, da parassiti.
Per assicurarsi un sempre migliore e sicuro vitto e alloggio forgiano, per così dire, le nostre debolezze, gonfiandole dove loro le necessitano. Ecco che allora ci sformiano, nell’intimo ma anche nel fisico, diventando una pensione sempre più accogliente per tutto ciò che ci ha recepito come una buona casa per loro. Si formano deformazioni interiori, nella nostra psiche, che sempre più diventa malconcia, e poi, nel fisico, si generano malattie, disfunzioni, inestetismi, tutto a uso e consumo di quello che si è innescato in noi.
Così Aurobindo dice: “Dovreste fare un passo indietro, distaccarvi, dissociarvi da quelle interferenze, vederle come espressioni della natura più bassa e impura, che entrano in voi e tentano di rendervi un loro strumento di espressione. […] Nel tirarvi indietro sarà più facile per voi trovare quel posto quieto, dietro alla superficie in subbuglio, dove potrete richiamare l’aiuto divino in maniera efficace.
La divina presenza, la calma, la pace, la purezza, la forza, la luce, la gioia e l’apertura sono tutte là, che attendono di poter discendere in voi. Percependo questa pace e purezza che discendono in voi, sarete poi in grado di richiamarle, di volta in volta, fino a quando abiteranno in voi; sentirete allora la Forza che lavorerà dentro di voi cambiando i movimenti e trasformando la coscienza. In questo lavorìo sarete consapevoli della presenza e del potere della Madre. Una volta arrivati lì, tutto il resto sarà questione solo di tempo e della progressiva evoluzione in voi della natura divina.”
Così in questi giorni, interiormente molto intensi, in cui vedo come le forze dissonanti tentino continuamente di entrare e farmi vacillare, toccandomi in quelle zone dove sono ancora molto delicata e insicura, ebbene ora entro dentro di me e nella pace della mia connessione osservo i movimenti dissacranti e l’illusorica realtà in cui mi hanno intrappolato, e mi dico “io non sono quella”!
Mi connetto con la parte luminosa di me e me la metto lì davanti e, con la forza che mi arriva dall’essere in connessione, mi dico “ecco, questa sono io!”
Il resto verrà.
19 ottobre 2010 alle ore 19:42
poi ogni tanto c'è la gioia. la gioia di aver superato se stessi, la gioia di sentire gli uccelli o gli scoiattoli che da un po non sentivamo, la gioia di sentirsi tutt'uno con l'universo,la gioia di essere immersi nelle difficoltà e rendersi conto che anch'esse sono un dono, la gioia di sentire che nonostante tutto siamo sulla strada giusta per noi... la gioia ogni tanto c'è!
19 ottobre 2010 alle ore 19:43
che poeta! :-)
20 ottobre 2010 alle ore 03:37
:))
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