E infine sono arrivata. Nonostante tutta la neve che stava bloccando gli aeroporti europei.
A Chennai avevo avuto la notizia che i voli per Londra erano stati tutti cancellati da due giorni ormai, causa neve, e non si sapeva quando avrebbero ripreso. Alla British Airways hanno cercato di farmi passare da Francoforte, ma mentre si era in trattativa è arriva la notizia che anche in Germania gli aeroporti chiudevano... Rimaneva solo la possibilità di passare da sud: dagli Emirati Arabi, e così è stato: via Dubai. Sperando io, di non trovarmi poi bloccata lì perché anche Milano chiudeva... Sapevo però, dentro, che era impossibile, dovevo tornare a casa e sapevo che qualcuno accanto a me mi stava tutelando.

Non dimenticherò presto la sensazione avuta arrivata all'aeroporto di Dubai, così moderno, così occidentale. Ho sentito il mio intero essere distendersi nel sollievo. Finalmente pulito, finalmente curato, finalmente profumato, finalmente ..., finalmente ..., finalmente ... Ma subito dopo anche una fitta profonda nell'anima: avevo lasciato alle spalle qualcosa di intensamente rinnovante, rigenerante, risplendente, ...nonostante tutto. So che non ho perso davvero nulla e che torno con tutto quanto nel cuore, nella carne, nello spirito. Ma al momento, il senso di perdita ha sopraffatto quello del sollievo.
Per fortuna non ho avuto tempo di stare a pensarci. Dovevo cercare l'altro mio volo con la speranza di non trovarmi altre sorprese.
Infine ero sul volo per Milano.

Ormai erano più di trenta ore che ero alzata e in movimento. Tolto le due orette che ero riuscita a dormire tra Chennai e Dubai, in un viaggio di solo quattro ore. Ma non ho potuto mettermi a riposare ora. L'emozione si faceva sentire e dovevo cercare di metterla da parte distraendomi.
Mi sono vista tre film. Da Dubai a Baghdad: "Eat, pray and love", carino, delizioso, ho ritrovato le stesse immagini/sensazioni che ho avuto anche io appena arrivata in India. Da Baghdad a Istambul: "Cairo Time", un film pacato, che mi ha permesso di avvicinarmi ancora di più a certe pacatezze arabe, che così tanto mi intrigano. Infine da Istambul a Sarajevo, un filmetto comico, "Grown ups".

Dopo non sono riuscita più a guardare niente. Sono stata a osservare sullo schermo la traiettoria del viaggio, che piano piano si avvicinava all'Italia. Da Sarajevo abbiamo voltato verso sinistra, piano piano siamo passati sull'Adriatico, per verso Ancona, ed erano le dodici circa, e poi in su: Firenze, Bologna, e quindi sono iniziati gli avvisi che ci informavano che stavamo arrivando. Saremmo atterrati in orario, alle 12,50. La temperatura a Milano era di meno due e il tempo era sereno.

Se ancora penso a quel momento sento di nuovo quell'emozione intensa che provavo, che mi impediva di trattenere le lacrime. Un misto di movimenti interni indicibili.
E infine eravamo a terra. Due indianini nei sedili davanti al mio erano tutti protesi e sorridenti a guardare la nevetta che c'era in giro. Arrivavano da Chennai come me e indossavano ancora la camicia a maniche corte.
La giornata era splendida. Fra tanta neve e ghiaccio il tempo mi dava la ben tornata con mite e serena gioia.
Appena fuori dal portello dell'aereo il profumo dell'inverno mi ha accolto.

Che dire ancora dell'emozione nel vedere Fa?
E poi la cagnolina e le tre micie a casa.
Sil l'ho salutato al cell perché a sera, con quasi quaranta ore di veglia alle spalle, ho dovuto infine andare a letto. Dove mi sono subita addormentata, facendo però ancora caso a un qualcosa: il silenzio infinito che c'è qui. Un silenzio così profondo da rimbombarmi nelle orecchie non più abituate.