Oggi la globalizzazione lo impone. Non possiamo più stare aggrappati al nostro piccolo mondo e siamo obbligati a confrontarci con gli altri. Non solo, siamo obbligati anche a comprenderli.
L'italiano tende a essere provinciale. Simpatico, caciarone, ben vestito anche quando è casual, ma provinciale, legato alla terra-mamma.

C'è il mito della mamma in Italia e gli stranieri, spesso bonariamente, prendono in giro questo mammismo spiccato.
Di mamma ce n'è una sola, si dice. E così anche di Italia. Non siamo molto patriottici, è vero. Troppo corto il tempo dell'unità d'Italia, anche se ora le cose piano piano cambiano. Ma se l'italiano non è ancora così patriottico (calcio a parte), è però campanilista.
E questo lo si nota nel suo modo di approcciarsi alle altre culture, o di girare il mondo. La sua italianità lo imprigiona. Il cibo non è mai così buono come quello italiano. Il modo di vestirsi poco apprezzato. Le abitudini straniere sono "strane"...

Oppure si cade nell'altro vizio italiano: la xenofilia. Ovvero l'amore estremo verso tutto ciò che è straniero. Ma, intendiamoci, straniero doc. In cima alla classifica ci stanno gli Usa, così che ogni moda che ci arriva da oltre oceano è abbracciata con un un ingenuo e strabordante entusiasmo (senza alcun senso critico dunque...).
Con queste modalità ci si approccia al mondo fuori di casa e il turismo che l'italiano fa è figlio di tali comportamenti. Che precludono il vero contatto con gli altri.

Chi gira il mondo, come turista o per lavoro, senza peró entrare davvero in contatto con la gente del posto, e senza lasciarsi alle spalle le modalitá da cui proviene, difficilmente entra davvero in contatto con il paese in cui si trova.
Come quando la notte si viaggia in treno e per un breve momento ci si incrocia con un altro treno. Dai finestrini ci si guarda e si vede certamente quello che la gente nell´altro treno sta facendo. Ma niente di piú. Solo un contatto superficiale che non si puó chiamare incontro.
Ecco perché è cosí difficile comprendersi veramente.
Ma una proposta davvero diversa viene da Marco Turro. Un simpatico trentenne di Feltre, nel bellunese, che ha saputo far rivivere nell'incontro con gli altri, gli antichi valori della nostra cultura contadina. Fatta di disponibilità all'ascolto e all'incontro, nel rispetto degli altri, della natura, e di se stessi nel proprio ambiente.
Ha infatti dato vita a un'associazione che promuove l'incontro internazionale attraverso l'amicizia. Il suo, come lo ha burlescamente definito, è "turrismo".
Come leggiamo nel suo sito: La principale mission del Turrismo è dimostrare che con tanti amici c'è bisogno di pochi soldi!

Mantenere però un grande gruppo di amicizie non è per niente semplice, deve esserci una continua comunicazione, scambio, aiuto/interesse reciproco e soprattutto richiede tantissimo tempo!
Un'altra mission fondamentale della associazione Turrismo è quella di far conoscere attraverso il sano passaparola la bellezza e la genuinità dei propri territori.
Il Turrismo vuole creare una comunity apartitica, aconfessionale, per l'organizzazione di feste, gite, conferenze, per scambiarsi favori, consigli per spendere meno e meglio, esperienze, idee, critiche, opinoni personali ..."
Uno spazio per incontrarsi, fra di noi e con gli altri, con culture lontane e diverse, da visitare e far visitare, però passando dal cuore di ognuno, in amicizia, appunto. E questo è davvero il modo migliore di allargare e arricchire la propria realtà e sfruttare a nostro vantaggio la globalizzazione!