E v o l v e n d o
PROCEDO SUL CAMMINO

Tutto così perfetto?

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In questi giorni, con le sporadiche uscite, visto che siamo in casa a gustare gli affetti e le vicinanze ritrovate, è inevitabile il continuo confronto. Anche se non lo faccio io di mio, ma le immagini, quelle indiane e quelle occidentali, si sovrappongono da sole.

Nel supermercato, dove tutto è così in ordine, dove le persone sono così in ordine, dove tutto c'è e soprattutto io so cosa è, mi sale un senso di facilità, comodità, piacevolezza scontata, mentre le memorie indiane si mettono lì a fianco per evidenziarne quasi il paragone. Tutto fila liscio qui... eppure c'è un senso inappagato nelle facce delle persone. Come se non riuscissero a sentirsi mai del tutto contente.

Nelle strade, che a confronto sono magnifiche e soprattutto senza voragini, il traffico è regolare e regolato, nessuno strombazza e tutti procedono in una specie di flusso. Un flusso che però, incredibilmente, c'era anche là, all'apparenza congestionato e pazzescamente cacofonico e caotico, eppure un flusso c'era. Come se davvero, dietro a ogni visibile apparenza ci fosse quel collante universale che comunque ci tiene insieme e ci fa funzionare.

Ieri ho accompagnato mia madre alle funzione pomeridiana della Certosa di Pavia. Nel silenzio grigiastro di questa pioggetta osservato la magnificenza di questo monumento: perfetto, aulico, intenso. Dietro vedevo le immagini dei templi indù, ricchi di decorazioni ormai scolorate, rovinate, abbandonate... mentre dentro rivedevo quei sacerdoti carnosi, che emanavano una carnalità quasi fastidiosa, che sapeva anche di quei burri che usano per accendere le lampade e di una semi nudità strana, che non so ancora definire. Quei petti nudi e quella fascia lunga arancione con cui si cingono i fianchi. In una intimità connivente, quando li vedevo tra loro. La stessa intimità che riscontravo per la strada, quando vedevo i gruppetti di ragazzi o giovani uomini che, in amicizia, si tenevano stretti l'uno all'altro, in atteggiamenti che da noi, forse, si vedevano una volta: tra i ragazzotti di paese che uscivano per baldoria e bagordi la sera.
Da noi i sacerdoti sono compassati - se poi si lasciano andare ai vizi questo non è evidente, la forma è mantenuta solenne.

Le nostre case, i nostri vestiti, tutto così bello, in ordine, perfetti... che non costano alcuna fatica e ci fanno vivere così bene, così comodamente, da generare un acidume interiore che dilania. L'insoddisfazione costante che di chi non si sente mai satollo, perché manca sempre un qualcosa d'altro, che sta lì fuori in questa costante vetrina del nostro mondo occidentale.

Mi accorgo che tutta la perfezione in cui viviamo apre le porte all'accidia, quel perenne senso di insoddisfazione. E mi rendo conto che qui il nemico è subdolo. Là in India il disagio è fisico. Qui il disagio è interiore. E dentro di me serpeggia un senso di perdita... Come se in quelle quotidiane difficoltà e disagi, là in India, io fossi riuscita a trovare in me un'àncora eccelsa,potente, efficacissima, indescrivibile
Ora, in questo quotidiano così "perfetto" l'àncora interiore è mille volte di più da utilizzare, per non lasciarsi abbattere, se non dal proprio malessere, da quello degli altri che si emana come fumi invisibili...
2 commenti:

E' un'altro tipo di cattivo odore. Il più pericoloso, perchè lo scintillio generale ti fa credere che tutto è a posto...e in qualche modo, il senso di smarrimento e insoddisfazione, sia solo un problema tuo, quindi, sei tu ad essere sbagliato, perchè gli altri si divertono e sono felici...nel caos dell'India, non hai che da concentrarti su di te, qui circondati dagli spot, il te diventa un cavallo da tenere frenato, altrimenti esci dagli schemi, diventi anormale...
Ma è la pillolina di Matrix a farlo credere, quando si comincia a stare nella vita, il resto lo vedi come le luminarie di Natale, belle, piacevoli, tutto sommato creano una bella atmosfera...ma il punto fermo sei tu. Ci stiamo perdendo qualcosa? Non lo so, a volte penso che è tale e tanta la confusione che per istinto di sopravvivenza stiamo tornando a noi, quindi va bene tutto. Al mondo c'è tutto e come in un bellissimo e fornitissimo grande magazzino, non abbiamo che da allungare la mano per prendere dagli scaffali quello che pensiamo ci occorra.
Un grande abbraccio Carla, belle queste riflessioni che fai fare..mi sento meglio


...bisogna stare molto attenti a non cascarci in questa scontata comodità... non dare per scontato niente e nulla... mai!
... ma al tempo stesso essere grati...
purtroppo come dici tu qui c'è una insoddisfazione dilagante ma anche perché non si è più educati a cercare il bello (non fuori ma dentro di sé!)
...non so se riesco a spiegarmi... non vorrei sembrare banale e facilona...


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In una vita sempre in cambiamento come la mia, questo diario è un po' come il sottile filo di un aquilone, che altrimenti si perderebbe nel cielo... Ho ripreso qui i vari blog creati dal 2002 a oggi.

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