E v o l v e n d o
PROCEDO SUL CAMMINO

Sto cadendo ma forse ora mi rialzo

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Da quando sono tornata non ho pace. E' come se interiormente non riuscissi a sistemarmi. C'è un disadattamento interiore. Proprio come due congegni che prima combaciavano e ora non più. Una marcia che non entra insomma. Cerco, in continuazione, di trovare il giusto posizionamento. Ma non va.
Spaesamento e sorpresa. Cosa faccio ora?
Eppure sentivo di essere guidata e che era/è importante questo passaggio.

In India il disagio fisico e di tutta la situazione attorno mi ha portato a focalizzarmi dentro di me, visto che all'esterno non trovavo conforto e distrazione. Anche l'essere all'Ashram non dava pace, anzi, sebbene il posto fosse così curato, tutto comunque mi rimandava dentro di me.
Lo stare dentro mi ha obbligato a vedermi, in tutti i miei aspetti. E non è stato per niente bello quello che vedevo. Sono infine caduta nella desolazione più totale.
A quel punto dall'esterno sono iniziate le risposte assurde, kafkiane appunto. Ho dovuto scuotermi e accorgermi che va bene riconoscersi, è indispensabile ed essenziale, ma non ci si può poi rannicchiare sconfitti nella disperazione. Riconosciuta la situazione ci si deve spostare interiormente nella dimensione della gratitudine, luminosità, propositività, e da lì iniziare a cambiare quel dentro che si è rivelato indigesto.
Ecco che a quel punto sono iniziate ad aprirsi porte insospettate! Che meraviglia!

Ora sono qui, nel nostro bel mondo, arricchita da tutto quello raccolto in India, che però sembro incapace di utilizzare!?? Cosa mi sta succedendo??
Dentro non riesco a connettermi con me. Non riesco a trovare la mia nuova me e la vecchia è inaccettabile.

Prima di lasciare Pondicherry sono stata a salutare la cara Martina, una ragazza tedesca che sta facendo i suoi cinque anni necessari per poi diventare ashramita. Il nostro rapporto ha raggiunto intensità interiori di comunione che non ho parole per descriverle.
Quel giorno stavamo parlando della "matta" che io avevo lasciato entrare nel mio campo, nonostante che sentissi con tutto il mio corpo una reazione spontanea di rifiuto. Con quell'evento avevo potuto capire che il corpo non mente. Se il corpo risponde, allora quella persona o situazione è da allontanare. Non vuol dire che oggettivamente siano negative, ma semplicemente che noi non siamo in grado di gestirli.
Nei giorni successivi la follia di quella tipa è diventata evidente a tal punto, che tutti nella guest house si auguravano che partisse. A quanto pare, venendo in India aveva smesso gli psicofarmaci che prendeva, nella speranza che l'atmosfera indiana l'avrebbe risistemata, e ora aveva reazioni davvero pesanti..
Appunto, credo di averlo già scritto, in India è molto facile andare fuori di testa.
Con Martina parlavamo di quelle diverse persone che avevano creato attorno un'atmosfera di grossa interferenza negativa. E confrontavamo le nostre due reazioni.

La mia era stata di grosso disagio. Era il tempo in cui mi ero trovata attorno quelle che avevo chiamato le Dinosaure. Io mi ero ritirata come una chiocciola che si rifugia nel suo guscio. Era anche il momento in cui stavo vivendo quelle reazioni kafkiane dal'esterno, ed ero davvero molto scombussolata!
Martina invece, la vedevo scivolare come un delicato folletto, negli spazi comuni, come quando, per esempio, si preparava il suo mangiare, e loro erano lì, onnipresenti e invadenti. Lei preparava le sue cose, parlava anche con loro. Il suo non era un fare distaccato, che suscita poi delle reazioni avverse. Ma non era nemmeno coinvolta. Era lì, genuinamente cortese, ma nel suo.

E quel giorno, parlando, lei mi diceva "tu stai dentro di te, tranquilla dentro di te. Parli se c'è da parlare, ma stando in te, nel tuo spazio interiore, se non corrisponde al loro li fa allontanare".
Avevo così iniziato a riflettere. In che senso "stai dentro di te?" Io ci sto sempre dentro di me, sono costantemente dentro di me, eppure...
C'era qualcosa che mi sfuggiva, che non riuscivo a cogliere...
Questo pensiero mi ha molto indaffarato. Ogni tanto degli sprazzi, che però non arrivavano a nessuna chiara conclusione.

L'altro giorno sono nuovamente caduta. Fisicamente intendo. E mi ha dato da pensare. Perché non è che le mie gambe siano deboli. Cammino così tanto, trasporto in giro così tanto, resisto anche così tanto. Lo vedo pure da questi viaggi da sola, con bagagli addosso, pesanti, e la lunghezza degli spostamenti, con tutte le fatiche connesse.
Eppure ogni tanto, anzi abbastanza spesso ultimamente, cado. Dove sono io quando il mio corpo cade?
Non sono connessa. Ecco la risposta.
Perché? Mi chiedevo. E piano piano è arrivata la risposta.
Non riesco  a connettermi con me stessa, perché quella a cui bene o male ero abituata non è la mia vera me stessa!

In questi ultimi anni la disconnessione è divenuta sempre più marcata. Se prima c'era una soddisfacente connessione, che portava risultati brillanti, piano piano mi sono sempre più allontanata. Non ero più convinta di quello che sempre di più mi appariva come un "ruolo", che sembrava una "recita".
Ora ho capito. E' la personalità umana da cui mi sono così allontanata. Quella che io con la lettura astrologica spirituale descrivo così bene quando spiego: "la tua anima non è il personaggio umano che stai interpretando!" - "La tua anima ha scelto quel personaggio umano perché ha delle caratteristiche che le servono per realizzare la sua missione". - "Le caratteristiche sono da cablare e quindi da utilizzare. Non è però da identificarsi nella personalità, ovvero nel personaggio umano che interpretiamo!"
Appunto, la mia disidentificazione è iniziata anni fa, senza per altro capire bene cosa mai mi stesse succedendo. Ho anche temuto che si trattasse di depressione...
Ma in questi giorni ho capito. Tutto questo disagio crescente, connesso a una sempre più forte sensazione di caduta, anzi di fluttuare nel vuoto (che poi effettivamente mi porta a cadere!), è dato dal fatto che non riesco ancora a identificarmi, connettermi, agganciarmi con quello che sta oltre la personalità - o ego, se vogliamo usare questo termine.

Quando l'altro giorno, dopo la caduta, sono infine tornata, con le ginocchia ancora tutte doloranti per la botta, alla sera mi sono ritirata in meditazione, chiedendo con quell'intensità che ho imparato a sviluppare laggiù in India, che mi fosse dato di capire.
Nella notte poi, continuando assiduamente con la mia richiesta, a un certo punto mi è venuto da alzarmi e andare a prendere un libretto di quelli che ho preso all'Ashram "Living Words", dove sono raccolti stralci degli scritti di Sri Aurobindo e Mére. Ho aperto a caso e la frase diceva:

 Il segreto è quello di emergere dall'ego, di uscire da quella prigione, e unirsi col Divino. Fondersi col Divino e non permettere a niente di separarci da Lui. Quando infine si è scoperto questo segreto e lo si realizza nel proprio essere, il dolore e il disagio smettono di essere giustificati e la sofferenza scompare. E' un rimedio potentissimo questo, non solo per le parti più profonde dell'essere, nell'animo, nella coscienza spirituale, ma anche nella vita e nel corpo. Non c'è nessuna malattia, nessun disordine, che resiste di fronte alla scoperta di questo segreto e la sua messa in pratica, non solo nelle parti più elevate dell'essere, ma anche nelle cellule del nostro corpo!

Adesso c'è da fare spazio dentro, mettendo da parte la personalità, così da lasciare entrare questo Divino. In un momento del genere la personalità non ha più la forza di esprimersi, e la sento muoversi dentro, scombussolata, che non sa più cosa fare. La nuova costante connessione non ha ancora preso il suo spazio dentro di me. Ci sto però lavorando.
2 commenti:

Grazie Carla, ne avevo proprio bisogno,ora me la metto sul butsudan.
In questo periodo sono così contratta che ho costanti dolori alle spalle e tutti i miei metodi curativi sembrano inefficaci. C'è qualcosa di più profondo da vedere.
Sto riprendendo i suoni, quelli nuovi, avrei bisogno però di un favore: potresti mandarmi le frasi che usi nel trattamento white? pensavo di riuscire a memorizzarli, ma col passare dei giorni mi si disperdono nella mente.
Ieri ho provato a tostare le spezie prima di cuocere il riso, hai ragione, è delizioso.
Ti abbraccio forte
Anna


ti mando tutto via mail
ma non è trattamento white, bensì oloquantica, che è diverso visto che è tutt'un insieme

scusa la solita mia pignoleria in proposito!

ah, sono contenta che trovi ottime le spezie tostate, il baghar... fa una grande differenza vero?
bax bax bax!


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In una vita sempre in cambiamento come la mia, questo diario è un po' come il sottile filo di un aquilone, che altrimenti si perderebbe nel cielo... Ho ripreso qui i vari blog creati dal 2002 a oggi.

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