E v o l v e n d o
PROCEDO SUL CAMMINO

Aurobindo

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Se si legge Aurobindo ci si accorge che i suoi insegnamenti sono una vera e propria psicologia spirituale. Come tutti gli insegnamenti esoterici del resto. Alla base c’è la chiara comprensione della psicologia umana. Nessun sentiero può condurre alla verità senza attraversare l’impervia salita, faticosa, umiliante, della conoscenza reale di sé. E bisogna sottolineare la definizione “reale”, perché il più delle volte, l’incauto e ingenuo ricercatore della prima ora (ma anche della seconda e della terza e via dicendo…) si lascia imbambolare dall’auto illusione. Insomma, per dirla nuda e cruda, ci si racconta volentieri un sacco di storie, che ci fanno credere di essere bravi e buoni e spirituali. Quando invece tutto questo è l’ennesima riprova del piccolo ego umano in azione “intelligente”. Ovvero nell’utilizzo di quelle tattiche che sa molto bene essere le nostre trappole dorate, entro cui ci finiamo volentieri.

C’è una tale austerità precisa, senza sbavatura, in Aurobindo che non lascia spazio a illusioni. Bisogna lavorare su se stessi e arrivare a riconoscere i movimenti interni che si gonfiano, si snodano, si intrufolano, si impongono nei nostri atteggiamenti. Si potrebbe dire che non c’è indulgenza alcuna. Anche perché, siffatta indulgenza, porta inevitabilmente a compromessi. E i compromessi ci appesantiscono e danno spazio all’inerzia della materia, con le nebbie fumose del suo torpore. Bisogna risvegliare la consapevolezza che piano piano ci porta all’evoluzione del nostro stato di coscienza.
Per essere consapevoli dobbiamo imparare a disidentificarci. Ovvero, come già detto, riconoscere quello che avviene dentro, perché accade, quando accade, da dove ci arriva e dove ci vuole condurre.
Di fronte alle nostre debolezze però, non siamo soli.
Se noi aspiriamo intensamente e invochiamo la grazia materna dell’energia divina, questa si manifesterà in noi e ci aiuterà a eliminare le interferenze, per essere sempre più adamantini e aderenti all’energia vitale, che in definitiva è la reale espressione divina.

Per cui da un lato la consapevolezza, il vedere chiaro in noi, e dall’altro la capacità di invocare Dio.

La premessa indispensabile a tutto ciò sta nella pace, nella calma, nella quiete e nel silenzio che noi sapremo apportare nella nostra vita. “Il progresso spirituale non dipende dalle condizioni esterne ma dal modo in cui reagiamo nel nostro interno”, afferma Aurobindo. “Rimanere quieti dentro, determinati nella volontà di perseverare nel rifiutare di lasciarsi disturbare o scoraggiare dalle difficoltà o fluttuazioni, è una delle prime cose da imparare.”

La fermezza nel rimanere saldi nella quiete interiore, assieme alla fede più totale che questo ci causerà solo il meglio, ci permette di avere quell’apertura necessaria ad “arrendersi” (“surrending”) e ricevere ciò che Aurobindo definisce l’aiuto della Madre, che è infinito e costante.

Se la capacità di “arresa” al flusso divino è una qualità essenziale, al contempo lo è anche la volontà ferma e decisa di non accettare il male che si insinua. “Non lasciate che la depressione vi deprima”, si trova scritto nei suoi insegnamenti. Infatti, l’osservazione di sé e di quello che ci accade può portare a dello sconforto e a far vacillare la fede. Questo è in definitiva l’impulso della materia che ci tira giù, nella sua pesantezza. Ma noi non siamo qui per diventare materia intorpidita e addormentata, bensì per portare vigore e vita alla materia! Ecco perché è essenziale che si risponda con coraggio e fermezza alla tentazione di lasciarsi andare. “Il rifiuto costante di tali influssi, separando se stessi dalle suggestioni che interferiscono con la calma, la luce, la pace, la purezza del potere della Madre, infine liberano il sistema dall’assedio. […] Concentratevi sul vostro ideale, con la fede che, essendo quello il vostro scopo, deve, e vuole sicuramente, avvenire.”

Se tutte queste caratteristiche, però, non sono esercitate con equilibrio e si diventa lassi, oppure rigidi, fanatici, inevitabilmente ci si chiude al flusso divino, e tutto ciò che faremo diventa allora religione, non spiritualità. Del resto questa fu una delle rivelazioni che scoprì il Budda nel suo percorso evolutivo: se la corda del liuto è troppo tesa, suonandola si spezzerà, e se è troppo lassa non suonerà!
2 commenti:

E' molto bello ciò che scrivi e mi parla molto!

Grazie!

Baci

Fa


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In una vita sempre in cambiamento come la mia, questo diario è un po' come il sottile filo di un aquilone, che altrimenti si perderebbe nel cielo... Ho ripreso qui i vari blog creati dal 2002 a oggi.

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