Infine ho deciso di non farmi fare il succo da quell'insieme di frutta poderosa, ma di lasciarla a bei pezzetti e farmela servire in una ciotola come colazione.La frutta che si trova in questa gioiosa esplosione di vita è papaia, anguria, melone, pere, ananas, banana, germogli, quando c'è si trovano pure dei chicchini di melograno, belli rossi e pieni di vita, noccioline e grattatina di noce di cocco (credevo anche il mango, invece, no, perché non è stagione).
E poi ci sono anche dei frutti che da noi si vedono poco o niente:
guava, un frutto tropicale della famiglia delle Myrtaceae, che avevo già mangiato in Brasile e adorato, qui lo si può comprare dai carretti dei venditori ambulanti;
ciku - chiamato anche Sapodilla, Sapota e con molti altri nomi, è un frutto tropicale della famiglia delle Sapotacee.
(Ai link trovate più info in inglese e anche le immagini)
Questa scodella di colori e dolci sapori mi riempie tutta fino al pomeriggio inoltrato, quando mi prendo un centrifugato di Mosambi (o Mausambi), un agrume, detto anche Limo dolce (Sweet Lime).
Insomma, che volere di più? Mi sto facendo un rifornimento di vitamine e minerali, per rimettermi in sesto, mentre in definitiva non mangio altro, così da non rallentare o intasare la disintossicazione.
Questi due giorni sono di riposo e tranquillità assoluta. Leggo, dormo, medito...
In effetti sto modificando leggermente la mia meditazione. Anche se, in definitiva, mi accorgo che pure prima seguiva più o meno questa modalità.
1 - connettersi, richiamare, aspirare la pace;
2 - stare nella dolce pienezza di questa immensa e pacata forza;
3 - da questo mare di pace disidentificarsi dalle brutture, difficoltà, sfide che riscontriamo nella nostra vita: noi non siamo quelle!
4 - richiamare l'immagine "dorata" di noi, come effettivamente siamo quando veniamo irrorati dalla pace e, in definitiva, siamo quello che dovremmo essere: calmi, splendenti, capaci, belli;
5 - arrendersi alla Divinità, cioè accettare quello con cui dobbiamo confrontarci, però con la profonda consapevolezza dello "splendore" che la pace divina ci conferisce. E' con questa pacata ma infallibile forza che possiamo affrontare e risolvere ogni problema - c'è sempre una soluzione, anche se non è quella che avevamo pensato;
6 - rivolgere un pensiero al corpo, per "rifocillarlo" di questa munifica presenza divina.
Ogni volta che ci si sente fuori fase, o quando si devono affrontare delle situazioni difficili, Aurobindo esorta a richiamare quella pace divina su di noi, quella presenza che lui chiama "materna", perché è solo quando siamo impregnati di quel suo nettare che allora possiamo agire nel mondo, affrontare sfide, superarle, ed essere veramente un attrezzo nelle mani di Dio.
Questo è ciò in cui mi sto esercitando, con costanza e impegno. Perché è l'esercizio che davvero fa il maestro. Voglio tornare rigenerata nel corpo e nello spirito!
In una vita sempre in cambiamento come la mia, questo diario è un po' come il sottile filo di un aquilone, che altrimenti si perderebbe nel cielo... Ho ripreso qui i vari blog creati dal 2002 a oggi.
Pondicherry Time
26 ottobre 2010 alle ore 20:00
Frutta cruda, frutta cotta....
Qui a Montecchio Emilia sono tre giorni che piove e solo verso la serata di oggi il cielo ha accennato ad aprirsi. Tempo di marmellate! Oggi ho prodotto una dozzina di vasetti di ottima e brusca marmellata di susine e pere cotogne, la scorta per l'inverno e la primavera prossima. Sono un pò stanca, tanti impegni, molta fatica e allora grazie per questo "reminder" sulla meditazione. Gros Bisous. Barbara
26 ottobre 2010 alle ore 20:40
leggendo ho pensato subito ad anna, gli sarà venuta l'acquolina in bocca...
poi gli ho parlato e conferma!
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