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PROCEDO SUL CAMMINO

Sincerity

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Le stanze, alla Mother’s House, non hanno solo un numero ma anche una qualità, virtù di Mére (sono dodici in tutto: Sincerity - Humility - Gratitude - Perseverance - Aspiration - Receptivity - Progress - Courage - Goodness - Generosity - Equality - Peace).
Venendo qui mi sono detta che la qualità che mi sarebbe capitata dovevo prenderla come un responso.

La mia stanza si trova al primo piano, con un bel balcone che guarda sul mare, sulla Baia del Bengala, che si trova a est, dove sorge il sole.
La mia stanza è la numero 3, ovvero Sincerity.

Sono arrivata verso l’una, ho spacchettato un po' e quindi mi sono messa a lavare tutti i vestiti. Non che alla Swades GH non lo avessi fatto. Certo che lavavo, tutto, ogni volta che tornavo a casa. Ma qui c’è questa apertura di respiro e pulizia immacolata che invoglia a fare ordine e a lavare tutto quanto, così da ripresentarsi al mondo tutti tirati a nuovo. Mi ricordo che anche Anna mi raccontava di una volta, che erano passati a una Guest House più occidentale, dove lei si era messa subito a lavare tutto con grande soddisfazione. E’ stato così anche con me.

Intanto che lavavo pensavo alla “sincerità”. Sono una persona fondamentalmente sincera, tendenzialmente anche troppo. In questi ultimi anni ho però anche imparato a tacere. Non sempre la verità va dichiarata. Per questo si può e si deve anche tacere, mettendo totalmente da parte la “verità”, perché altrimenti si lascerebbe intendere che è un tacere falso!

Cercando di comprendere in cosa questa qualità mi dovesse toccare, ho incominciato a valutare la mia sincerità con me stessa. Di solito c’è. Se non c’è, è perché non ho ancora riconosciuto quel qualcosa. Quindi, in definitiva questa non è menzogna, bensì ignoranza. Ignoro aspetti che sono ancora da scoprire.

Se mi capita ora la parola sincerità significa che c'è qualcosa che io non sto riconoscendo, e quindi divento insincera con me stessa.
Cos'è che non riconosco, che non vedo?
O che forse non voglio vedere?

Riprovo a rivedere la mia vita attuale. Di cui sembra che non sia più convinta. Lo dicevo già: non mi basta, mi manca qualcosa... ma cosa?
Sentendomi in un vicolo cieco, dove già la parola mi riporta all'incapacità di vedere, ho provato desolazione.

Intanto era venuto buio. Sul mare splendeva una luna spettacolare che ho fotografato (lì sotto si vedono le casette/baracche dei pescatori). Che notte splendida. Che luna magnifica...
Sono andata a letto con le mie domande irrisolte e il mio abbattimento.
Poi, in quello stato particolarmente intenso, fra la veglia e il sonno, il momento in cui riesco ad approfondire i miei insoluti con visioni spesso inaspettate, eccoti qui arrivarmi una frase: bella grande, come se fosse scritta a caratteri cubitali: Se hai imparato a suonare la musica ma il tuo strumento è scordato...

Ma certo! come avevo fatto a scordarlo? Il corpo! Possiamo aver imparato le lezioni interiori più intense e significative. Se però il nostro fisico è fiacco, indebolito, malato... questi virtuosismi servono a poco. Non li possiamo infatti tradurre nella materia con la giusta intensità. Ecco che, anche se le nostre azioni, e il nostro essere interiore sono giusti, se però l'energia che emettiamo attraverso il corpo è fiacca, come si potrà richiamare un effetto potente? Il corpo è il nostro strumento. Aver imparato la musica è fantastico. Di sicuro ci vuole impegno e disciplina, così da dare voce poi alla creatività nel comporre nuove magnifiche melodie. Ma poi è il corpo lo strumento che le rende udibili.

Con stupore mi sono accorta che un mio paradigma fisso, quello che segna l'inizio di ogni percorso che propongo, si era come dissolto, perché mi sono lasciata distrarre!
Lo dico sempre e lo ribadisco in continuazione: la vita è un'eco, quello che emani ti ritorna. Se la tua voce è potente, l'eco è forte e chiaro di conseguenza. Se sussurri o bisbigli l'eco non si forma nemmeno.

Bene, mi sono detta riappacificata. Ho ancora 60 giorni per riportarmi alla vita.
Venerdì 22 ottobre ho iniziato la preparazione al digiuno: solo tre succhi di frutta. Ieri ho fatto altrettanto. E oggi pure. Piano piano sto guidando il mio corpo a liberarsi da tossine accumulate, pesi fisici e psicologici, fatica...
4 commenti:

dopo anni di buddismo praticato, spesso si sentiva risuonare la parola "sincerità", e tante volte persone ti vomitavano addosso tutte le loro frustrazioni paladini di questa sincerità.
nel tempo ho cercato di approfondire cosa poteva significare questa fantomatica parola e l'unica cosa a cui sono arrivato, base anche del buddismo che ho seguito anche se poi molti se ne dimenticano, era che tutto è rivolto a se stessi.
la domanda a cui cerco di rispondere dentro di me è: "perché sto facendo questo?", "perché ho questa reazione?".
ma specialmente "quali sono i motivi veri che mi spingono a fare questa azione, dire queste cose?"
e lì cerco di andare oltre la visione superficiale o ancor peggio le palle che mi potrei raccontare specialmente quando le vere motivazioni non sono poi così nobili.
ho potuto constatare che così facendo riesco ad approfondire più velocemente chi sono, forse perché non mi perdo dietro a cose che poi non sono la vera realtà.
è ovvio che questa è solo una parte di un ragionamento complesso che sicuramente include tante sfaccettature, ignoranza compresa e che è sempre in via di perfezionamento.
ma è pur vero che da qualche parte bisogna pur cominciare.


...rimango sempre colpita da come in qualche modo le nostre vite abbiano delle sfide simili o comuni... spesso per vie completamente diverse arriviamo a lavorare sulle stesse sfide... chissà che vibriamo in uno stesso campo energetico per cui ci influenziamo...
di fatto ora ti ritrovi a dover lavorare sul tuo corpo e caso vuole che anch'io ero giunta alla stessa conclusione, infatti ho già trovato la piscina con orari compatibili ai miei turni e comprato il necessario per andarci...
martedì ci sarei andata per la prima volta... poi però è successa una prima cosa: proprio in quei giorni avrò qui la nonna che deve fare una visita urgente...
la seconda: venerdì sera sono uscita e non ho visto un gradino, così mi sono stortata la solita caviglia storica (quel tanto che basta per farmi sentire interdetta e fragile)
bene... sono arrivata alla conclusione che dovrò proprio dedicarmi al mio corpo e renderlo vitale: la sfida è quella giusta! anche perché tutti questi impedimenti mi sembrano un vero e proprio modo per scoraggiarmi (quando si tratta di sport sono facilmente pigra e lascio perdere con una velocità pazzesca!)
ti abbraccio e ti bacio energeticamente! (inizio da qui! ;))


grazie Carla, come sempre le tue esperienze arricchite da riflessioni profonde mi sono di grande aiuto!
Un grande abbraccio... :-) PatNac


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In una vita sempre in cambiamento come la mia, questo diario è un po' come il sottile filo di un aquilone, che altrimenti si perderebbe nel cielo... Ho ripreso qui i vari blog creati dal 2002 a oggi.

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