Arrivo a un punto che sento tutt'attorno il movimento che diventa sempre più centrifugo e sempre meno gestibile, perché il mio campo si è assottigliato e tutto entra scompigliando.
Lo inizio a percepire quando il tempo si restringe e tutto comincia a "precipitare". A quel punto capisco che non sono più io a determinare il tempo ma è l'esterno a determinare il passo. Il che è tragico, perché il mondo tende a essere frenetico e a fagocitare chi si lascia possedere dalle sue morse.
La precipitazione è del demonio, affermavano gli antichi alchimisti.
Quindi è imperativo fermare il tempo, quello dentro, per così rallentare quello fuori.
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