E v o l v e n d o
PROCEDO SUL CAMMINO

Il tempo lento

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Mi rendo conto che qui le cose si sbrigano poco alla volta. Già nell'ultimo anno mi ero accorta del fatto che tutta la mia vita è stata uno spremere all'inverosimile. Le situazioni sono state tutte affrontate, dipanate, sciolte... La concentrazione e la forza d'animo che questo ha comportato mi ha abituato a rendere sempre al massimo.
Ma ci sono tempi e tempi.

Mi piace davvero tanto l'Eclesiaste, o il libro di Qoelet. E' di sicuro fra i miei preferiti. Mi fa sempre ritrovare la giusta prospettiva.
3:1] Per tutto c'è il suo tempo, c'è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo: 2] un tempo per nascere e un tempo per morire; un tempo per piantare e un tempo per sradicare ciò che è piantato; 3] un tempo per uccidere e un tempo per guarire; un tempo per demolire e un tempo per costruire; 4] un tempo per piangere e un tempo per ridere; un tempo per far cordoglio e un tempo per ballare; 5] un tempo per gettar via pietre e un tempo per raccoglierle; un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci; 6] un tempo per cercare e un tempo per perdere; un tempo per conservare e un tempo per buttar via; 7] un tempo per strappare e un tempo per cucire; un tempo per tacere e un tempo per parlare; 8] un tempo per amare e un tempo per odiare; un tempo per la guerra e un tempo per la pace.

Mi sono nei mesi resa conto che non esistono sempre le emergenze e che devo abituarmi a vivere anche normalmente. L'India mi sta dando la possibilità di farlo, perché proprio non va diversamente. Così il tempo rallenta e si allunga dentro.

Stamane sono stata al Café con una francese che da luglio abita qui. Abbiamo chiacchierato fino a mezzogiorno, di tutto, e di più. Una frase, fra le altre cose che ci siamo dette, mi è rimasta dentro, detta da un suo amico: Se in India offri resistenza non va più niente. Se lasci accadere e stai dietro al flusso allora tutto si mette a funzionare.
Il che non vuol dire che questo "abbandono" interiore ti evita o ti risolve miracolosamente i problemi, ma che invece, questa distensione, ti permette, passo dopo passo di vedere cosa puoi fare al meglio in quel momento per gestire la questione.

E questo mi fa tornare in mente la questione del "surrending". Mi è piaciuto molto ritrovare cosa dice Aurobindo in proposito. Non si tratta di arrendersi alla volontà divina aspettandosi così di essere tutelati dai problemi. Questo sarebbe un do ut des, ovvero uno scambio, un commercio: io ti do la mia fiducia e tu mi preservi o salvi dal male.
Spesso la letteratura new age fa leva sul surrending portando esempi di miracoli che avvengono quando ci si abbandona.
Il punto è che non è matematico che tutto ciò accada. A volte, è vero, ci vengono elargiti dei salvataggi insospettati, ma il più delle volte non succede proprio niente, e noi ci si deve entrare in quel profondo disagio.
Allora uno dentro si chiede, ma come, io mi sono abbandonato e tu non mi salvi? E allora, come la mettiamo?

La mettiamo che quello non è "surrending", ma aspettativa.
Surrending significa abbandonarsi alla volontà divina però stando così connessi alla sua pace, da sapere con certezza che si verrà supportati a trovare la giusta soluzione.
E' il non offrire resistenza, richiamando allo stesso tempo la pace dentro. La nostra voce che si innalza a Dio perché ci irrori di quel suo nettare. Solo allora noi saremo in grado di gestire, momento dopo momento, le varie situazioni che si presentano.

Con questa fede dentro, fiducia per altro comprovata, perché la pace arriva davvero quando ci si ritira un momento e la si invoca, ebbene si percorre la vita senza offrire resistenza. E quando ci si sarà più esercitati, addirittura anche con la gioia dentro...
Il tempo si allarga, rallenta, prende ritmi a noi consoni per la nostra salute, bellezza, benessere...
5 commenti:

si l'india è proprio il giusto posto per lavorare sul tempo e, se non devi realizzare in pochi giorni l'impossibile è sicuramente meglio.
la prossima volta che andremo vorrei andarci proprio in vacanza, sicuramente non escludo che avremo una certa "deformazione professionale" e visiteremo di certo possibili fornitori e quant'altro, ma è pur vero che se lo fai con una certa tranquillità...
sono curioso di vedere come ce la vivremo in quest'altro modo.


capisco e condivido ciò che dici. anch'io non facevo che correre, abituata com'ero alla costante emergenza! poi però mi sono accorta di come questo mi stesse consumando e alienando (per non parlare del fatto che l'emergenze erano finite e che spesso ero io a crearle col mio atteggiamento). invertire marcia, soprattutto quando l'hai fatto diventare uno stile di vita (il correre), non è immediato ma un certo sollievo interiore si! ora è già un pò che ho iniziato a rallentare e la qualità della vita è davvero un'altra... come ti dicevo in un post precedente (quando ti parlavo dell'autunno) vivo più a contatto con il mondo che mi circonda e probabilmente anche più a contatto con me stessa!
un abbraccio!


sì, dici davvero giusto Fa: poi diventa un'abitudine l'emergenza e quando non c'è siamo poi noi a crearla!
pazzesco...


Ho acceso il pc semplicemente per vedere alcuni orari del treno. Ma una meravigliosa amica di nome Giulia mi ha chiesto l'amicizia e nel confermarla mi sono ritrovata a leggere queste tue righe...
In questo momento avevo veramente bisogno che qualcuno mi ricordasse alcune cose ed è sicuramente un grande nutrimento che oggi ho ricevuto..... vorrei dire a Te ed a Giulia semplicemente ed affettuosamente grazie..


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In una vita sempre in cambiamento come la mia, questo diario è un po' come il sottile filo di un aquilone, che altrimenti si perderebbe nel cielo... Ho ripreso qui i vari blog creati dal 2002 a oggi.

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