E v o l v e n d o
PROCEDO SUL CAMMINO

E ora?

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A un certo punto della propria esistenza uno sceglie la strada che vuole percorrere. Quella vera vera intendo, non le varie strade che servono a sopravvivere.
Io la mia l'ho scelta da giovanissima. Ho sempre avuto una forte tendenza mistica, per cui, al tempo in cui il mondo si capovolgeva con il '68, che però in Italia è arrivato verso gli anni '70, io ero già da molto occupata a inseguire Dio.

Il fatto di scegliere un cammino spirituale però non implica che la vita non si debba vivere. Bisogna mangiare, bisogna relazionarsi con gli altri, bisogna avere a che fare con le cose che accadono nel mondo... Quindi tutto questo non viene certamente eliminato, anzi... Solo che lo si vive in modo diverso, perché la priorità interiore è un'altra, che però è comunque da conquistare. Così si praticano metodi che si spera aiutino a incontrare questo benedetto Dio, da cui si è attratti.

Di percorsi esoterico-spirituali ne ho intensamente praticati diversi. Tutti si basano comunque sulla capacità di raccoglimento. Si può chiamare preghiera o meditazione, che a loro volta partono dalla capacità di concentrazione. Le iniziali immagini mentali su cui focalizzarsi servono appunto a insegnare come quietare la mente e quindi le emozioni, richiamando immagini che per risonanza si avvicinano alle dimensioni elevate del creato. Prima fra tutte è la visione della luce.

Di meditazioni con questo tema e affini ce ne sono davvero tante. Ognuno deve trovarsi quelle che gli risuonano maggiormente. E così si procede.

Poi, piano piano, ci si accorge che le cose iniziano ad andare da sole, basta mettersi in raccoglimento e davvero la pace scende dentro di noi, apportando anche immagini luminose e di significato entro cui possiamo portare il nostro mondo da purificare ed elevare.

Ma, si sa, noi qui sulla Terra siamo come a scuola. Si frequentano i vari livelli evolutivi, che si succedono uno dietro l'altro, non appena abbiamo imparato tutto quello che c'era da apprendere in quel determinato "corso". E così, come dicevo nella chiacchierata: Ho imparato, si procede, scoprendo anche che avanzando, ciò che prima valeva e funzionava, può incredibilmente smettere di valere e funzionare. Addirittura il più diventa meno e viceversa. Sorprendente all'inizio!

E appunto, come già lo raccontavo in Ho imparato, ora mi trovo in un nuovo livello. La meditazione quotidiana, anzi, più che quotidiana perché poi diventa una connessione interiore costante, oggi la posso continuare come sempre, entrando nella luce che richiamo nell'immagine mentale, però questo modo lo sento sempre più obsoleto. Certo funziona (per fortuna!), ma il richiamo è rivolto a qualcosa di diverso che ancora non ho imparato bene.

Da un po' di anni insegno che la connessione spirituale è avvenuta solo se è il corpo a darci la reazione immediata (vedi La risposta del corpo), sì perché altrimenti è fantasia emozionale, in cui ci si insinuano tutte le diverse infiltrazioni dall'astrale, più o meno elevato.

Non mi era però ancora venuto in mente di stare invece nel corpo, anche se ormai è una vita che rincorro la trasformazione cellulare, in quanto so che è solo quella a garantirci la vera evoluzione (vedi La volontà che rifiuta il male). L'altro giorno, mentre leggevo uno dei numerosi libri acquistati all'Ashram di Sri Aurobindo e Mére a Pondichéry, ecco l'"illuminazione" che, come sempre avviene, non è mai una vera novità, corrisponde a un qualcosa che dentro si era già mosso, solo che non lo si ha ancora ben riconosciuto. Mére parla di mettersi in contatto con la natura, o meglio, con la La Forza vitale universale...
Ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima?

Avevo già iniziato a fare una specie di meditazione danzante riprendendo con la mia amica Ale la danza all'Arcangelo Michele. Nella nostra connessione settimanale la stavamo sperimentando, e davvero ci sono dei movimenti che mettono in contatto con l'energia universale. Ora questa consapevolezza si sta allargando alla natura, scrigno potente in cui è contenuta la forza dell'energia universale.

Mére dice poi che c'è un altro tipo di meditazione, quella dell'essere completamente quieti, senza però tentare di fermare il flusso dei pensieri. Quando arrivano li si osserva come eventi che non appartengono alla nostra vera natura. Si sta nell'aspirazione intanto che si coltiva il "nulla" interiore, disturbato all'inizio dagli inevitabili pensieri che arrivano, ma che si lasciano andare, non appena ce ne accorgiamo, per ritornare nel nulla (vedi Meditating)... In questo nulla che sto tentando di coltivare sento il silenzio cosmico, che mi sale da dentro e mi impregna di una pace infinita, di cui sono poi vibranti le mie cellule. No, forse vibranti non è la parola giusta, perché in definitiva le sento di una pacatezza totale, sicura, ferme nella certezza del loro esistere, ed esistere bene, figlie di un Dio che le ha generate e le cura come i fiori amati del proprio giardino.

E mentre i le idee si innescano in questo mare di pace come bambini che entrano giocosi spruzzando acqua che si illumina nel sole dell'estate, io mi allontano ogni volta dal frastuono eccitato, e cerco di riconnettermi con quella calma placida che sto scoprendo esserci nella parte più profonda e sopita del mio organismo.
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In una vita sempre in cambiamento come la mia, questo diario è un po' come il sottile filo di un aquilone, che altrimenti si perderebbe nel cielo... Ho ripreso qui i vari blog creati dal 2002 a oggi.

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